Alcune informazioni sull’ultimo mio lavoro, appena pubblicato da Baton Music.

L’autore :  ERMANNO WOLF – FERRARI

Nato a Venezia con il nome di Ermanno Wolf da padre tedesco e da madre italiana, aggiunse al proprio cognome quello materno, Ferrari, nel 1895. Wolf-Ferrari studiò musica sin dalla prima infanzia, anche se la musica non era il suo interesse esclusivo (anzi da bambino desiderava diventare un pittore, proprio come il padre e il fratello Teodoro Wolf Ferrari).

La sua formazione si svolse tra Venezia e Monaco di Baviera, dove egli prese coscienza del proprio futuro di compositore. A 19 anni lasciò il conservatorio e ritornò nella città natale, dove lavorò come maestro di coro ed ebbe l’occasione di conoscere Arrigo Boito e Giuseppe Verdi. L’opera Cenerentola ebbe un esito infelice e spinse Wolf-Ferrari a soggiornare nuovamente a Monaco.

Rinnovò progressivamente il proprio stile operistico, rimanendo equidistante sia dalle esperienze atonali di Arnold Schoenberg sia dal Verismo di Francesco Cilea e Giacomo Puccini; i veri modelli sono Mozart e Rossini per la loro levità, ma anche la tarda esperienza verdiana, in special modo quella del Falstaff. L’attività di operista lo tenne impegnato per circa trent’anni: particolarmente fortunato fu l’incontro con il teatro di Carlo Goldoni, di cui traspose in musica Le donne curiose (1903), I quatro rusteghi (1906), La vedova scaltra (1931) ed Il campiello (1936). In queste opere l’autore assume il Settecento a modello di eleganza, compostezza ed equilibrio formale, che sono i motivi principali del loro successo nei teatri di tutto il mondo.

Si dedicò anche alla direzione d’orchestra, dirigendo al Teatro Coccia di Novara La forza del destino di Verdi.

Negli ultimi anni di vita Wolf-Ferrari scelse di dedicarsi soprattutto alla produzione strumentale. Da essa non traspare la minima traccia dei grandi rivolgimenti apportati dalla Seconda scuola di Vienna: emerge piuttosto un senso di spontanea cantabilità e trasparenza. Nacquero sotto questo segno pagine come la Suite Concertino per fagotto e orchestra, del 1932, e l’Idillio-Concertino per oboe, due corni e archi. Del 1936 sono la Suite Veneziana e un Trittico per orchestra.
Negli anni della Seconda guerra mondiale fiorirono ancora il Concerto per violino e quello per violoncello (1944); va menzionato ancora, nell’ultimissimo periodo di vita del compositore, un interessante Piccolo Concerto per corno inglese, due corni e archi, risalente al 1947, un anno prima della morte, avvenuta a Venezia in Palazzo Malipiero dove aveva passato gli ultimi anni della sua vita colà ricevendo le visite dei suoi moltissimi estimatori.

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IL SEGRETO DI SUSANNA :

Il segreto di Susanna, su libretto di Enrico Golisciani, pensato per gli allievi del Liceo Musicale di Venezia, debutta a Monaco di Baviera il 4 dicembre 1909 all’Hoftheater (in tedesco, come Susannens Geheimnis). La prima italiana la dirige Arturo Toscanini al Teatro Costanzi di Roma il 27 settembre 1911, sempre Toscanini la propose poi al Dal Verme di Milano nel 1918. Nel 1920 l’opera debutta al Teatro Regio di Torino, con la diciassettenne Toti Dal Monte come protagonista (sul podio c’è Héctor Panizza). La brillantissima ouverture è stata spesso eseguita in programmi concertistici, e incisa da direttori come Victor de Sabata e Gianandrea Noseda. Il modello dell’opera è l’intermezzo La serva padrona di Pergolesi e la distribuzione in locandina è la stessa: un baritono (Gil, 30 anni, il marito di Susanna), un soprano (la contessa Susanna, 20 anni) e un mimo (il servo Sante, 50 anni). I riferimenti musicali vanno dall’amato Mozart a Rossini, e nella fresca leggerezza della commedia si possono cogliere ironiche citazioni, da Verdi a Debussy. ( Fonte Teatro Regio di Torino )

le foto si riferiscono alla produzione del teatro verdi e sono di Fabio Parenzan

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